…PennantsMuseum onora il quarto titolo partenopeo con una rassegna dei gagliardetti azzurri

Un gagliardetto non è semplicemente un pezzo di stoffa arricchito con accessori più o meno nobili.
Non è semplicemente un oggetto deformato dalle fattezze cilindriche che ignavi capitani scambiano, al giorno d’oggi, prima dell’inizio di una partita a suggellare un rituale che risale alle origini del calcio ed evidenzia il rispetto dell’avversario, l’essenza della sportività.
Il gagliardetto è una piccola parte della storia del calcio perché è anche attraverso di esso che si raccontano metafore di vittorie e sconfitte, di fatica e gioia di onore e nobiltà sportiva.
Non ci credete? Bene partiamo allora dal descrivere i gagliardetti che hanno seguito per settanta anni circa la storia del Napoli e vi renderete conto di come, forse ancora di più nel caso di Napoli, i gagliardetti indichino storia, passione in un connubio viscerale come quello che la città ha nei confronti della sua squadra.
La nostra storia inizia nella stagione 1953 -1954, annata in cui il Napoli giocava in serie A terminando la stagione al quinto posto.
Era il Napoli del “Comandante” Achille Lauro un armatore che fece sognare i tifosi azzurri che s’illuminavano d’immenso al solo pensiero di poter giungere allo scudetto guidati dal bomber svedese Hasse Jeppson. Erano i tempi dello stadio Collana e di maglie indossate dai giocatori che riportavano l’azzurro del mare di Napoli ed il bianco del cielo sopra la città. Essenziali ed iconici i gagliardetti di quell’epoca direi quasi austeri. Riportavano al centro una semplice lettera N inscritta in una circonferenza.
Già, si potrebbe dire N come Napoli la risposta più semplice e scontata ma non quella più veritiera poiché quella lettera N è qualcosa che ci riporta alla storia di Napoli, ai Borbone e ad una delle eccellenze partenopee, le porcellane di Capodimonte.
Quel simbolo riprende, infatti, il logo che il re Carlo di Borbone scelse per contraddistinguere la Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte e che dopo anni, oltre che una eccellenza della città, è ancora l’iconico simbolo degli azzurri.
Passano gli anni, esattamente sei, e si arriva al 1959 una ricorrenza certamente scolpita nella storia del Napoli poiché in quell’anno, in una partita contro la Juventus, viene inaugurato l’allora Stadio del Sole che prima di diventare, nel 2020, Diego Armando Maradona ha “scomodato” anche San Paolo che proprio in quell’area iniziò la sua opera evangelica in Italia.
Proprio nell’anno dell’inaugurazione dello stadio i gagliardetti cambiano. Lo stemma con la lettera N scompare ed al suo posto spiccano i fini ricami a mano della denominazione societaria dell’epoca (Associazione Calcio – A.C. Napoli) con l’anno di riferimento.
Indubbiamente un vantaggio per i collezionisti che non hanno più alcuna difficolta, in questo modo, a risalire esattamente all’anno di utilizzo del gagliardetto. I “favolosi” anni Sessanta portano al Napoli, esattamente nel 1962, un’altra novità.
La denominazione societaria da quell’anno cambia e passa ad essere quella di Società Sportiva Calcio Napoli. È questa l’occasione per aggiornare i gagliardetti che portano sul classico tessuto azzurro i ricami dello stemma, oltre a quello della denominazione societaria.
Un anno “sventurato” quello poiché il Napoli, finita l’era Lauro, retrocede ingloriosamente in serie B. E si arriva agli anni Settanta, precisamente agli inizi del decennio. Per qualche anno sui gagliardetti, prima di riappropriarsi dei simboli utilizzati negli anni Sessanta, fa la comparsa lo stemma del Regno di Napoli opportunamente rivisto con l’aggiunta della lettera N tra i tanti blasoni dei casati che comparivano nell’araldica. Un simbolo che, opportunamente rivisto, il Napoli utilizzò anche negli anni Novanta, sicuramente alcuni esemplari furono consegnati agli avversari nelle competizioni continentali.
Con un balzo di un decennio arriviamo agli anni Ottanta più, precisamente al 1982. A partire dal 1979 nel calcio italiano era partita, grazie alle iniziative delle squadre di Roma, l’epopea della revisione dei simboli delle squadre. Il Maestro Gratton disegna un’aquila stilizzata per la Lazio ed il mitico lupacchiotto per la Roma. Il Napoli non è da meno perché adotta sui propri gagliardetti, per un brevissimo periodo, il “ciucciarello” un altro dei simboli della squadra partenopea la cui adozione, risalente agli albori della squadra.
Negli anni Venti, infatti, la squadra non brillava certamente per i risultati conseguiti sul campo tant’è che un giornale satirico locale ebbe a dire che le prestazioni sportive azzurre un po’ si avvicinavano a quelle che, simpaticamente, i napoletani associavano al “Ciuccio ‘e Fechella” un povero animale che davvero debilitato dal duro lavoro non ne voleva più sapere di altre fatiche. La correlazione fu così immediata che il Napoli scelse di cambiare l’originario simbolo del cavallo con l’insegna del ciuccio. L’impagabile ironia partenopea non dimenticò, anni dopo, la leggenda ed ecco che la singolare allegoria appare in un ciuccio stilizzato disegnato con una lettera N, immancabile, ai suoi piedi.
La storia del Napoli stava per cambiare perché il 5 luglio del 1984 irrompe sul manto erboso del San Paolo la vera e propria leggenda del Napoli, Diego Armando Maradona.
Due gagliardetti, di qualità di gran lunga inferiore rispetto a quelli confezionati rigorosamente a mano degli anni Cinquanta, simboleggiano quest’epoca. Il primo è un gagliardetto di formato a scudo che riporta i disegni dei trofei conquistati dalla squadra mentre il secondo corrisponde alla tipologia dell’esemplare che fu consegnato al Real Madrid contro cui il Napoli giocò le prime sfide dell’allora Coppa dei Campioni. Furono quelli gli anni del primo storico scudetto, di Corrado Ferlaino ed appunto dell’immenso Diego che non divenne soltanto il calciatore simbolo della squadra ma, soprattutto, una vera icona cittadina.
Con un balzo decisamente in avanti passiamo dall’era Maradona e Ferlaino al momento più buio del Napoli quello del declino e del fallimento.
Il Napoli si sollevò da questa vera e propria “tragedia” sportiva con l’intervento di Aurelio De Laurentiis che, nel 2004, salva la squadra creando il Napoli Soccer. Emblematiche le scelte dei simboli che appaiono sul gagliardetto di quell’annata. Il cavallo, uno dei simboli di Napoli che torna a troneggiare sulle sue effigi, e la lettera N. Insomma, la sintesi delle origini indimenticate (il cavallo) e la conferma, con l’adozione della N, di tenere fede ai simboli di una vita.
La storia del Napoli Soccer ebbe poca durata e la dirigenza si riappropriò di tutti i simboli utilizzati nelle fallimentari stagioni della prima metà degli anni Duemila. Nel 2020 un gagliardetto che vogliamo ricordare è quello della gara di andata dei sedicesimi di finale della Champions League giocata dal Napoli contro il Barcellona. Questo gagliardetto, che cambia ancora una volta lo stile e la tipologia sinora utilizzati, riporta alla tragedia del Corona Virus. Dopo quell’incontro il calcio si fermò non avendo più senso parlare di una palla e dei suoi eroi di fronte alla catastrofe ed alle migliaia di morti causati da quell’immane tragedia.
Piano piano, dopo la pandemia, il calcio riprese e soprattutto quello che si riaffermò nei gagliardetti è l’immensa creatività partenopea.
Quale esempio, i gagliardetti utilizzati in Champions League e nelle gare di campionato nel corso della stagione 2022 – 2023. Questi esemplare, frutto di un grafico napoletano (Giuseppe Klain, in arte GK#10), sono un capolavoro di fantasia poiché hanno la capacità di assommare le bellezze di Napoli al simbolo partenopeo per eccellenza della superstizione (il cornetto) fino a richiamare “Sarò con te” il ben noto inno cantato dai tifosi. Nella stagione 2023 – 2024 vengono utilizzati almeno quattro differenti tipi di gagliardetto.
In tre, insieme ai tre scudetti vinti, compaiono elementi caratteristici della città con il profilo degli edifici più noti ovvero la pianta cittadina. Si arriva poi al gagliardetto della Supercoppa anch’esso davvero originale con il profilo del trofeo in primo piano.
Come dire il Napoli (ed i suoi gagliardetti) sono Napoli.