Il periodo di cui oggi parliamo può essere considerato un quadriennio, al tempo stesso, di conferme e novità. Dalla parte delle conferme gli azzurri continuano ad utilizzare gagliardetti abbastanza similari a quelli in uso negli anni precedenti di formato pentagonale ed occasionalmente con l’estremità a due punte o tondeggiante.
Altra conferma quella relativa al cerimoniale.
La formazione azzurra, come testimoniato in diverse foto del periodo, entra in campo con in testa i dirigenti della FIGC ed è quasi sempre il Presidente Bogino che porta il gagliardetto.
Sempre in merito al protocollo della cerimonia del saluto prima della partita, una curiosità alquanto bizzarra è quella della partita Italia – Francia incontro che segnò l’addio alla nazionale del Capitano De Vecchi e l’esordio in azzurro di Fulvio “Fuffo” Bernardini.
Come consuetudine il Presidente della FIGC Bozino anticipa l’ingresso in campo degli azzurri sfilando con il gagliardetto in mano, insegna che poi viene consegnata alla delegazione francese direttamente dalle mani di Bozino mentre lo stupendo gagliardetto francese viene consegnato a De Vecchi dal capitano francese, il gigantesco portiere Cottenet, soltanto al sorteggio del campo.
In pratica, uno scambio di gagliardetti effettuato in “due tempi”.
Il 1926, invece, è l’anno che introduce una piccola variante nella foggia del gagliardetto, probabilmente modifica unica poiché a seguire si ritornò ad utilizzare il formato classico.
Questo avvenne in occasione dell’incontro Svizzera – Italia giocato il 18 aprile 1926 quando apparve uno splendido gagliardetto con alle estremità due punte. Un formato assolutamente desueto e molto affine alla sagoma classica tipica, sebbene molto ridotta, dei gonfaloni.
I convenevoli usuali prima dell’inizio della gara erano anche occasione utile per foto delle formazioni riunite, in cui talvolta erano presenti i gagliardetti delle contendenti.
Ciò fa anche dedurre il fatto che, a differenza di oggi, le formazioni scendevano in campo separate e tra di loro erano presenti membri degli staff delle rispettive federazioni se non addirittura il Presidente come nel caso della FIGC.
Quello era il momento dei saluti con lo scambio degli omaggi (gagliardetti o fiori). Di certo nel periodo tra il 1924 e il 1927 il capitano azzurro non ha mai consegnato il gagliardetto all’avversario poiché formalità espletata dal Presidente della Federazione.
Altre nazionali come, ad esempio, la Francia non usavano questa modalità ed il gagliardetto era offerto direttamente al capitano avversario.
Nel 1927 si registra, invece, la variante di maggiore rilievo ancorché non riguardante i gagliardetti. Infatti, il 24 aprile 1927 l’Italia indossa per l’ultima volta lo stemma sabaudo sulle maglie.
Nella successiva partita giocata un mese dopo a Bologna, occasione in cui venne anche inaugurato lo stadio bolognese, sul petto degli azzurri compare lo stemma della FIGC con lo stemma sabaudo ed il fascio littorio affiancato. Uno stemma che avrebbe caratterizzato un’epopea di grandissimi successi azzurri.
Le foto dell’articolo sono tratte da “Storia illustrata della Nazionale di calcio” edita nel 1952 dal settimanale “Il Calcio illustrato” e dal settimanale “Il Calcio”.