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I GUERRIERI DI DILMUN

Gagliardetto stampato scambiato tra capitani prima dell’incontro giocato il 2 giugno 2017 (Torneo internazionale di Tolone) tra le rappresentative U - 20 di Bahrain e Galles
Gagliardetto stampato scambiato tra capitani prima dell’incontro giocato il 2 giugno 2017 (Torneo internazionale di Tolone) tra le rappresentative U – 20 di Bahrain e Galles

Guerrieri di Dilmun. E’ questo il soprannome associato alla squadra nazionale del Bahrein e alle selezioni giovanili. Mentre è facilmente comprensibile l’accostamento con la parola guerrieri, ben più complesso è quello relativo a Dilmun. Quest’ultima indica una località del Bahrein nota per essere l’area dove sorgeva il biblico “Giardino dell’Eden” citato nel libro della Genesi.

La federazione calcistica del cosiddetto “Regno dei due Mari” nasce nel 1957 e solo qualche anno dopo affiliò dapprima alla FIFA (1966) e poi alla Federazione calcistica asiatica (AFC). La squadra nazionale non si è mai qualificata per i mondiali e il suo albo d’oro consta esclusivamente di un trofeo la Coppa delle Nazioni del Golfo una competizione che viene disputata a cadenza biennale tra le nazionali di Kuwait, Arabia Saudita, Qatar, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Oman, Yemen e, ovviamente, Bahrein. La nazionale del Bahrein è stata estromessa al secondo turno delle qualificazioni ai prossimi mondiali che saranno disputati nel 2022 in Qatar.

Circa il gagliardetto si riferisce ad un esemplare scambiato prima di una partita del torneo giovanile di Tolone tra le selezioni Under 20 del Bahrein e Galles. Al centro del gagliardetto campeggia lo stemma della federazione bahreinita con al centro la sagoma di un diamante che presenta la bandiera nazionale. Una curiosità su di essa. Tale vessillo fu disegnato, nel 1932, da Charles Belgrave consulente britannico dell’Emiro del Bahrein. Particolare la presenza, sul lato verticale del drappo, di cinque punte bianche che rappresentano i cinque pilastri dell’Islam ovvero i corrispettivi obblighi fondamentali a cui ogni musulmano deve attenersi. Essi consistono nella testimonianza di fede, nella preghiera, nell’elemosina legale (il cosiddetto zakat che nulla ha a che fare con un obolo ma di una “purificazione” realizzata attraverso il versamento di denaro a favore di beneficiari definiti in condizioni disagevoli), il digiuno nel periodo del Ramadan ed infine la visita alla Mecca.

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